Il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (MASAF) ha fornito chiarimenti ufficiali a seguito delle osservazioni di Confagricoltura circa l’ammissibilità delle superfici agricole con impianti agrivoltaici ai pagamenti diretti della PAC.
La questione nasce dalla bozza di circolare Agea che escludeva l’accesso ai contributi per i terreni con impianti agrivoltaici di tipo 2, suscitando preoccupazione tra le organizzazioni agricole.
Con la Nota del 21 luglio 2025 il MASAF ha chiarito i principi guida per l’ammissibilità delle superfici agricole sulle quali sono installati impianti agrivoltaici agli aiuti PAC. In particolare, il MASAF ha chiarito che una superficie può essere considerata agricola se viene mantenuta in condizioni idonee al pascolo o alla coltivazione e se l’agricoltore può svolgere almeno una pratica colturale ordinaria all’anno, nel rispetto dei criteri di condizionalità. La superficie resta ammissibile solo se:
• l’attività non agricola non ostacola quella agricola per oltre 60 giorni l’anno;
• non vi sono strutture permanenti che impediscono le operazioni colturali;
• si mantengono le buone condizioni agronomiche e ambientali.
Nella nota il MASAF precisa che, relativamente all’ammissibilità degli impianti agrivoltaici, le stesse linee guida 2022 elaborate dal MITE, indicano che:
• gli impianti di tipo 1 e 3 sono identificabili come impianti agrivoltaici con moduli elevati da terra che ottimizzano le prestazioni del sistema agrivoltaico sia in termini energetici che agricoli;
• gli impianti agrivoltaici di tipo 2, quelli per cui l’altezza dei moduli da terra non è progettata in modo da consentire lo svolgimento delle attività agricole al di sotto dei moduli fotovoltaici.
“Per quanto detto, si ritiene che la presenza di un impianto agrivoltaico di “tipo 2” rappresenti una struttura permanente che interferisce con lo svolgimento dell’ordinario ciclo colturale e, pertanto, non possa garantire il pieno rispetto delle condizioni, citate in premessa, per l’accesso ai pagamenti diretti previsti dalla PAC “.
I pagamenti diretti spettano esclusivamente all’agricoltore che detiene un valido titolo di conduzione, con piena autonomia nelle scelte colturali e libero accesso ai terreni. Eventuali vincoli legati alla gestione dell’impianto agrivoltaico non devono condizionare la sua attività
Confagricoltura, nella propria nota tecnica del 25 giugno 2025, ha espresso forte preoccupazione per l’inammissibilità delle superfici con impianti di tipo 2.
Questa tipologia è oggi la più diffusa in agricoltura e, a causa dei costi e delle complessità degli impianti di tipo 1 e 3, è destinata a crescere ulteriormente.
Le stesse linee guida MITE prevedono che almeno il 70% della superficie agraria interessata da un sistema agrivoltaico debba rimanere coltivata, dunque la destinazione agricola resta prevalente. Per Confagricoltura, quindi, sarebbe più coerente rendere ammissibile almeno la quota coltivata (es. 70% o percentuale effettiva), piuttosto che escludere l’intera superficie.
In linea di principio, qualsiasi superficie agricola interessata da sistemi agrivoltaici dovrebbe essere ritenuta ammissibile ai fini PAC, salvo i necessari calcoli sulla parte effettivamente coltivata.
Un ulteriore punto sollevato dall’associazione riguarda i titoli di conduzione.
Per Confagricoltura occorre riconoscere la validità di diverse fattispecie contrattuali, come la cessione del diritto di superficie o del diritto di usufrutto da parte dell’agricoltore a favore di operatori energetici, a condizione che l’attività agricola resti garantita.
In tali casi, anche se l’impianto è di proprietà di un soggetto terzo, l’agricoltore deve poter continuare a condurre il fondo, traendo reddito dalla coltivazione
Il nodo, quindi, rimane aperto: da un lato la necessità di tutelare la prevalenza agricola delle superfici finanziate dalla PAC, dall’altro l’esigenza di favorire la diffusione di un modello di agrivoltaico integrato, che consenta agli agricoltori di coniugare produzione agricola ed energetica.